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Violenza sulle donne e femminicidi: il Consiglio Superiore della Magistratura elabora delle linee guida sulle violenze di genere e domestiche, una sorta di vademecum per i magistrati su come trattare questo tipo di reati.

Violenza sulle donne e stupri: vittima e aggressore mai più faccia a faccia

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Violenza sulle donne, femminicidi e stupri: il Consiglio Superiore della Magistratura elabora delle linee guida sulle violenze di genere e domestiche, una sorta di vademecum per i magistrati su come trattare questo tipo di reati.

Per ora è ancora una bozza, ma gli obiettivi in materia di violenza sulle donne sono chiari e possono essere riassunti in tre parole: specializzazione, priorità e tutela.

Secondo l’organo di autogoverno dei magistrati, le violenze sessuali e i reati contro le donne devono essere trattati da magistrati che abbiano una comprovata esperienza.

Lo stesso vale per la polizia giudiziaria che dovrà occuparsi principalmente di questa materia.

Le procure e i tribunali, compresi quelli piccoli, dovranno organizzarsi in modo da avere sezioni dedicate.

Si vuole evitare che la vittima di violenza sulle donne si senta ancora più vittima di quanto già non sia e per questo occorre intervenire nell’immediatezza, usando tutte le accortezze che la legge mette a disposizione.

In questa ottica, questo tipo di reati deve avere una «trattazione prioritaria» passando davanti agli altri per urgenza, sia in fase d’indagine che in fase di dibattimento.

Una donna violentata o picchiata deve avere giustizia più rapidamente possibile.

Vengono inoltre definite una serie di misure pratiche per evitare che la vittima venga messa faccia a faccia con il suo aguzzino.

Per questo, «fermo restando che le modalità concrete con cui procedere all’esame del testimone devono essere stabilite dal giudice», si legge nelle linee guida, è possibile assumere la deposizione senza che il teste sia rivolto verso l’imputato, eventualmente presente in aula, oppure con l’uso di un “paravento”, o, ancora, facendo ricorso alla “videoconferenza”».

La stessa protezione riservata ai pentiti di mafia, ai collaboratori ed ai testimoni di giustizia.

Devono essere valorizzati strumenti quali l’incidente probatorio, in quanto spesso la prova  dichiarativa della vittima è l’unica fonte di prova di fatti criminosi che si svolgono in ambiti riservati ed esclusivi.

Nell’attesa che la bozza diventi definitiva, la risoluzione del Csm raccoglie già il plauso di molti magistrati.

 

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